venerdì 7 agosto 2015

Il Lato Oscuro degli Angeli

Candido Angelo,
che sotto raggi di luna
t’innamorasti d’un vile mortale.
Sotto l’oscuro mantello,
come una tenera vergine
gli donasti amore.
Fosti per lui
come morbida creta
su le sue ardenti mani.
Spezzò il cielo
l’urlo tuo disumano,
impercettibile all’umano udito.
Lesta volasti nel cielo
errando per il mondo
come un’anima in pena.
Le bianche e argentee piume,
ferite e grondanti di sangue,
l’odio tinse d’un nero lucente.
In Mirall t’immergesti
facendoti sempre più cupa,
e nessuno mai s’avvicinò alle tue acque.
Riemergesti mutata in spirito e in core,
divenendo dell’anime
l’oscuro mietitore.


Niena era un delicato e fragile Angelo dei Venti dell’Est. Aveva lunghi capelli rossi, due incantevoli occhi verdi e un animo dolce e gentile. Le sue ali erano ricoperte di morbide piume bianche striate d’argento, che rilucevano illuminate dai pallidi raggi della luna. Scendeva spesso fra i mortali, trasformata in un’esile fanciulla vestita con leggero abito di seta azzurra. Quella notte Niena passeggiava sulle sponde del lago Mirall, sotto forma di mortale. Come sempre la luna illuminava il suo cammino. Mentre camminava serena, con i piedi immersi nell’acqua, si accorse di non essere sola. Seduto, sotto ad un vecchio olivo, c’era un ragazzo che la osservava. Niena gli si avvicinò tranquilla e si sedette accanto a lui. Quant’era bello al chiaro di luna. Svek era alto, con folti capelli neri e occhi azzurri che incantavano chiunque, anche un innocente Angelo Celeste. Fino a quando gli occhi di Svek non avevano incrociato i suoi, Niena non aveva mai saputo cosa fosse davvero l’Amore. Aveva visto tanti mortali perdere la testa per esso, e commettere gesti estremi a causa sua. Tredici giorni passarono. Svek e Niena s’incontrarono ogni notte e fecero l’amore sotto l’olivo, dove si erano incontrati. La quattordicesima notte Svek non si fece vedere. Niena l’aspetto preoccupata fino all’alba, quando fu costretta a riprendere le sue sembianze d’Angelo per adempiere i suoi doveri. Mentre vagava pensierosa sopra la città di Imrar, invisibile agli occhi mortali, vide Svek nei pressi delle mura di cinta della città. Fra le sue braccia stringeva una giovane donna, che baciava con ardente passione. Il cuore di Niena venne trafitto da lunghe e taglienti schegge di ghiaccio. Si fermò nel cielo sopra di loro e lanciò un urlo disumano, che le orecchie umane non potevano sentire. Per anni e anni Niena vagò per i cieli del mondo, ma niente riusciva ad alleviare la sua pena. Sulle sue bellissime ali si aprirono tante ferite, da cui il sangue scendeva lento. Le piume divennero lucide e corvine. Un giorno, sorvolando il lago Mirall, si tuffò nelle profondità delle sue acque e li attese. Gli anni passarono e nel suo cuore si addensarono le tenebre. Diciassette anni dopo riemerse dalle acque del Mirall, le ali nere spiegate al vento, vestita con un lungo abito nero. Il cielo ormai non la attirava più. Cercò Svek a Imrar, e quando riuscì a trovarlo gli sottrasse l’anima, e aprì una dimensione in cui riporvela, la Valle Infernale. Sul suo polso destro si tatuò l’Omega, la chiave per accedervi. E fu così che nacquero gli Angeli della Morte.

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