domenica 9 agosto 2015

Il Pianista e la Figlia della Luna

C’era una volta un giovane pianista che viveva in una piccola città nei pressi delle rive del mare. La sua casa, dove viveva da sempre insieme ai suoi genitori, si trovava poco distante dalla spiaggia.
Era un giovane di bell’aspetto, alto e con i capelli scuri, ma era un tipo piuttosto solitario. Sebbene la madre gli avesse presentato le più belle ragazze del paese e dei suoi dintorni, non ne aveva trovata nessuna di suo gradimento. La sola cosa di cui fosse veramente innamorato era la sua musica. Le dolci note del pianoforte formavano melodiose sinfonie sotto le sue dita che, eleganti e veloci, scorrevano sulla tastiera.
Una notte, mentre passeggiava a piedi nudi sulla sabbia, come faceva ogni volta che voleva rimanere
solo a riflettere, si spinse molto più lontano del solito e arrivò nei pressi del faro. Fu lì che la vide. Una meravigliosa ragazza, vestita con un leggero abito bianco, la cui pelle, così chiara e delicata, risplendeva sotto i raggi della luna. La ragazza aveva gli occhi chiusi e suonava il violino con una dolcezza e un’abilità inaudite, mentre una leggera brezza sfiorava i suoi lunghi capelli corvini. Rimase a fissarla sbalordito e ammaliato fino a che lei, accortasi di essere osservata, scappò via di corsa. Invano il giovane cercò di raggiungerla rimanendo a fissare il punto in cui l’aveva vista sparire fino all’alba.
Rientrato a casa, non volle mangiare per giorni e aspettava la notte per poterla rivedere. Passò una settimana ma lei non si fece mai vedere. La madre del ragazzo era sempre più preoccupata e non riusciva a darsi pace chiedendosi cos’avesse il figlio.
Un giorno il ragazzo andò dal padre e gli chiese se poteva portare il suo pianoforte sulla spiaggia perché voleva comporre una sinfonia che assomigliasse al suono delle onde che s’infrangono sulla riva. Il padre, che teneva moltissimo a quel suo unico figlio, decise di accontentarlo e chiamò un paio di uomini che potessero spostare il pianoforte.
Quella sera attese che si facesse buio e iniziò a suonare una delle sue composizioni più dolci. Dopo molto tempo sentì il suono di un violino alle sue spalle che accompagnava le note del pianoforte. Subito smise di suonare e si voltò, ma non vide nessuno. Vagò con lo sguardo ma era solo. Com’era possibile? Forse l’aveva soltanto immaginato. Ricominciò a suonare e subito sentì il suono del violino che lo accompagnava. Questa volta, continuando a suonare, cercò con lo sguardo la ragazza e la vide appena dietro di sé, che lo fissava. Le sorrise e continuarono a suonare insieme fino all’alba quando, accortosi che il suono del violino era scomparso, smise di suonare. La ragazza non c’era più e decise di tornare a casa a riposare.
Andò avanti così per mesi, di notte suonava il pianoforte in spiaggia e di giorno dormiva sotto gli occhi ansiosi della madre.
Una sera la vecchia aspettò che fosse uscito e dopo un po' decise di prese un lume e andare a cercarlo sulla spiaggia per scoprire il motivo del suo comportamento. Quando sentì la musica spense il lume e cercò di raggiungere la fonte di quel suono. Si avvicinò lentamente rimanendo in disparte mentre osservava il figlio e quella strana fanciulla che suonavano. Involontariamente il lume le cadde di mano e si ruppe. La giovane, spaventata da quel rumore improvviso, fuggì via veloce e, nella fretta, perse l’archetto. Il ragazzo s’infuriò terribilmente e urlò alla madre di tornare a casa immediatamente. Preoccupato, si rimise subito a suonare ma la giovane non apparve. Tentò tutta la notte ma non ottenne nessun risultato. Fu solo al mattino, quando era ormai stanco e amareggiato, che capì che era tutto inutile. Alzatosi per tornare a casa, quasi calpestò l’archetto della fanciulla. Lo prese fra le mani col timore di spezzarlo e, giunto a casa, si chiuse nella sua stanza a contemplarlo.
Passarono giorni ma la giovane ragazza non si fece mai vedere. Il giovane ormai non mangiava ne dormiva più, e passava le sue giornate a suonare e suonare. Una notte, posò l’archetto sopra il pianoforte e, mentre ascoltava il rumore del mare, iniziò a suonare. Poco dopo il suono di un violino iniziò ad accompagnare la sua sinfonia. Alzando lo sguardo vide che l’archetto era sparito. Il ragazzo chiuse gli occhi mentre suonava, come se già conoscesse quella stupenda melodia che stavano componendo.
Continuarono fino a poco prima dell’alba quando la ragazza, sfiorandogli le spalle sussurrò:
“Vieni, è ora di andare.”
“Chi sei? Dove dobbiamo andare?”
“Il mio nome è Sabine e sono la figlia della Luna. Vieni con me fra le stelle.”

Il giovane non rincasò quel mattino, e nemmeno quello successivo. I genitori preoccupati lo cercarono in spiaggia la sera seguente e lo trovarono col capo poggiato sulla tastiera del pianoforte, un sorriso sul volto. Gli si avvicinarono e videro che era senza vita. La madre disperata piangeva e il padre, che cercava di distogliere lo sguardo dal figlio, guardò verso la luna e vide che lì a fianco c'era una stella molto luminosa. Osservando meglio vide che quella stella era in realtà una piccola finestrella del castello della Luna e lì affacciati c’erano suo figlio e la sua sposa che li salutavano.

Così, ogni sera i genitori del giovane, prima di cenare, si recavano in spiaggia a salutare il figlio e la nuora.

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